La battaglia di Calliano 


 

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Il conflitto con Venezia, dai cronisti del tempo fu definito: Bellum Venetum, scoppiò subito dopo i fatti di Bolzano. Non fu dichiarato, fu un corollario di una congiura di reciproche quanto subdole diffidenze. Fu preceduto da rappresaglie l'ungo la frontiera dell'alto Garda e di Lavarone, ma sotto c'erano l'insofferenza di influenti settori del consiglio arciducale contro l'espansione Venezaiana ad assicurarsi gli empori avanzati nella valle dell'Adige, sui tragitti mercantili del nord. Sta di fatto che il capitano generale del Tirolo, Gaudenz Matsch, scese con un esercito in Val Lagarina e occupò Rovereto. Colta forse di sorpresa Venezia, si precipitò a inviare truppe nella bassa val d'Adige 

stabilendo un campo base alla chiusa fortificata di   Serravalle Chizzola. Altrettanto fece nella Valsugana inferiore dove da Ospedaletto, assaltò Castel Ivano, difeso da Robert Staner capitano di Barbara Trapp. Nelle settimane successive al fatto d'armi conclusivo, il piano strategico veneziano si definì. Prevedeva una manovra a tenaglia di portare una colonna della Valsugana attraverso gli altipiani, scendere a Calliano, unendosi al corpo di spedizione principale della Val Lagarina. Obiettivo finale era la conquista di Trento. Dopo una contradditoria fase di stanchezza da ambo le parti e un'effimera tregua, si giunse allo scontro risolutivo combattutosi nella  piana di Calliano, tra i castelli di Beseno, Pietra,

Normi e Barco. I fatti si svolsero nell'agosto.  L'esercito Tirolese, Trentino, battè clamorosamente quello veneto, comandato da uno dei più validi capitani di ventura del momento: Roberto da Sanseverino. Quella vittoria ebbe una grande risonanza non solo sul piano locale, ma anche regionale. I veneziani erano riusciti ad espugnare Castel Normi. L'artigleria di Beseno e di Pietra, non riuscì a fermare l'avanguardia del Sanseverino che si spinse fin oltre Mattarello, alle porte di Trento, rapinando e saccheggiando e terrorizzando la gente. La mattina del 10 agosto due colonne dei Trentini-Tirolesi, al comando di Friedrich Kappler e di Giorgio Pietrapiana, l'una per la via del piano, l'altra per quella del monte, piombarono in due momenti successivi sull'esercito veneto che era riuscito a passare solo in parte in sinistra Adige e che teneva così ambedue le rive del fiume. Nel tardo pomeriggio i veneziani erano in rotta. Alcuni condottieri caddero in battaglia. Lo stesso Sanseverino morì annegato nell'Adige nel tentativo di fermare la fuga dei suoi. Si racconta che la battaglia fu seguita dai Trentini dalle strade tra Cognola e Martignano e che fu coordinata dai segnali luminosi tra il Doss Trento e la torre di Castel Beseno, la cui difesa era diretta personalmente da Barbara Trapp. Centinaia di veneziani perirono nel tentativo di riattraversare a nuoto l'Adige e il corpo di Sanseverino, fu trovato sulla riva del fiume, sotto Castel Pietra e fu sepolto con grandi onori nella cattedrale di Trento dove, nel transetto meridionale, c'è ancor oggi il suo monumento funebre, scolpito nel calcare rosso su commissione di Massimiliano I nel 1493. La guerra proseguì spezzettata con alterne vicende ( la questione dei confini con lo stato Veneto si protrasse fino al secolo XVIII e oltre).Il lodo papale del 1491 l'assopì, Venezia dovette restituire all'Arciduca d'Austria e Conte del Tirolo i castello Nomi e Ivano. Tuttavia l'intera area di frontiera dalla valle di Ledro alle Alpi Carniche 

 

 

Castel Beseno - Mura

 

rimase in allarme. Quelle recensioni dimostrarono il valore internazionale della via Adige-Brennero e segnarono la massima penetrazione veneziana nella zona alpina chiave di volta dei traffici con l'Europa continentale. Le vertenze in sospeso tra Austria e Venezia furono tra le cause che portarono alla riconquista dei territori trentini occupati e l'inserimento della zona di Rovereto nel Tirolo. La chiusa di Castel Pietra divenne uno dei centri focali della vertenza Lagariana. Massimiliano I succeduto nel 1490 a Sigismondo, ritiratosi dal potere(1496), fu incoronato imperatore nella Cattedrale di Trento il 4 febbraio del 1508, poichè impedito di scendere a Roma per la valle dell'Adige dai veneziani, in combutta con il re di Francia. Già nel dicembre dell'anno prima, porta sull'Avisio, dal concentramento di truppe austriache, a Trento, la Repubblica "cominciò a mandare numerose truppe a Roverè e a Brentonego e per tutta quella invernata, non cessò di mandare su fanteria a cavallo...". Era anche successo che circa 1500 tedeschi erano scesi lungo la valle dell'Adige fino a Bussolengo, cogliendo di sorpresa Venezia. Non successe nulla, anzi quei tedeschi "...pagavano ciò che manzavano e bevevano graciosamente...". Dopo l'incoronazione e il trionfo tridentino, Mssimiliano ordinò lo sfondamento delle linee veneziane.Tre colonne dovevano incunearsi nel Vicentino, una di esse era al comando di Carlo Trapp, signore di Beseno, ma la sua marcia fu

 

 

Battello di collegamento Limone Malcesine

 

arrestata ad Asiago. Nel frattempo truppe e materiali continuarono ad affluire dal sud sia in val Lagarina che sull'alto Garda. Campi base veneti furono allestiti a Serravalle e a Rovereto. Il controllo di Gresta, spina nel cuore dei traffici con la zona gardesana, fu occupato. Scorrerie imperiali raggiunsero Riva e Brentonico-Castel Pietra fu assalito a Calliano e fu posto a sacco. Si continuo così con alterne vicende fino alla tregua triennale sottoscritta dalle 2 parti nel convento delle Grazie presso Arco (giugno 1508). Le ostilità ripresero nel dicembre subito dopo la Lega di Cambrai (10 dic 1508) e si conclusero con il definitivo sgombero veneziano dalla valle Lagarina, dall'Alto Garda, da Ledro e il contenzioso conseguente

tra Tirolo e Principato.                                                                                                           

 

 

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