Venticinque febbraio
di silenzi e foglie
secche la mia stella,
mi cerco la vita nella
mente
facendo dei miei
gomiti volontà,
pelle inumidita dalla
neve ingravidata
quando del padre
scende astrale il polline:
è un bacio rosso, è
della gonna la mia cinta,
è l'equatore bruciato
dalla folgore del sole.
Mio questo febbraio di
nebbie mezzane,
di case aperte a
giornate sgualdrine:
il venticinque apre il
tuo fiato a chiudere la gola
di chi ha una morte al
giorno.