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Cura  Dell'Uva

 

Mestieri   Medievali

 

Lavis

 

La   Casa   del   Diaol

 

Piramidi Segonzano

 

Festa di Santa Lucia

 

62° Compleanno

 

Mercatini di Natale

 

INDICE RIFERIMENTO

 

Il novantaduesimo dalla conclusione della Grande Guerra right

in Trentino

 

 

Quest'anno ricorre il novantaduesimo dalla conclusione della Grande Guerra, evento che interessò direttamente gli altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna. L'azienda di promozione turistica, coadiuvata dalla amministrazioni comunali, dal Centro Documentazione di Luserna, dagli operatori e da altri enti ed associazioni, ha messo in piedi un programma ricco di manifestazioni, incontri e dibattiti che vuol rievocare quel periodo. Quassù, quella guerra di trincea si fermò lungo il crinale correva il confine: molti giovani perirono uccisi dai nemici, altri - forse la maggior parte - posarono le loro anime a causa di valanghe, stenti, freddo, malattie. Fu la guerra della povera gente contro la povera gente, una guerra assurda,

dove si moriva per difendere uno sperone di roccia. Tra queste montagne nacquero storie importanti, si scrissero pagine struggenti di eroismo. «Vogliamo ricordare tutto questo, lo vogliamo fare rievocando in punta di piedi la storia, rivisitando quel periodo che ha visto gli altipiani essere protagonisti», ripete nella conferenza stampa, mentre presenta il programma il presidente dell'Apt degli Altipiani Marco Raffaelli. Lo storico dell'Apt, Fernando Larcher, ha aperto le manifestazioni, introducendo chi vuol conoscere meglio quegli eventi in un viaggio tra camminamenti, sentieri e fortificazioni. Si sono aperte le porte a dibattiti, incontri, a struggenti ricordi che ancora aleggiano nel cielo sopra le montagne cimbre. Lorenzo Baratter, direttore del Centro Documentazione di Luserna, ha parlato dei rifugiati, delle evacuazioni, di quelle terre dell'impero austro-ungarico che ancora sussurrano qualche frase in dialetto trentino. Mario Bertoldi «Mato», per volere del suo cuore ha posto a Braunau - nell'Austria Superiore, la dove nel 1915 sorgeva una città di legno, il campo profughi della gente trentina - una croce ed un libro per non dimenticare, per essere sempre sull'attenti. «E' un ricordo per chi in quella terra morì, per chi tra il freddo ed patimenti spense il sorriso» dice, mentre ascolta il canto del cuculo. I forti diverranno per un estate il centro di tanti eventi, le loro pietre incominceranno a parlare, e nel sottile scendere della sera s'udirà il pianto di una madre, il grido disperato di un soldato. I vecchi alberi , testimoni del tempo, portano nella loro corteccia quei vocalizzi, e nelle notti di bufera, durante il lungo inverno cimbro, lasciano uscire, scappare, quegli urli e quei pianti di dolore. Forte Gschwent, l'unico di tutta la cerniera austro-ungarica ancora perfettamente intatto, ha messo  in mostra il suo museo che in questi giorni si è impreziosito di strumenti audiovisivi nuovi e moderni. Morena Bertoldi, bibliotecaria ricca di talento, Maria Pace e Christian Prezzi hanno presentato un nuovo libro tratto dai racconti dai campi profughi di tre sacerdoti, don Corradi, don Nicolai,don Floriani: «Sono le storie della nostra gente, sono storie che fanno riflettere, che ci avvicinano ad un mondo dimenticato. Scopriamo la fede come sigillo basilare per tirare avanti, e poi c'è la sofferenza, tanta sofferenza nella dignità montanara», ricorda l'insegnante Maria Pace. Sarà un estate anche di riflessione, come è giusto che sia quando si riflette sulla storia, quando si riaccendono i legami: il tempo non conta, è un tempo ben speso, che torna

 

 

 

 

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Quest'anno ricorre il novantaduesimo dalla conclusione della Grande Guerra, evento che interessò direttamente gli altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna. L'azienda di promozione turistica, coadiuvata dalla amministrazioni comunali, dal Centro Documentazione di Luserna, dagli operatori e da altri enti ed associazioni, ha messo in piedi un programma ricco di manifestazioni, incontri e dibattiti che vuol rievocare quel periodo. Quassù, quella guerra di trincea si fermò lungo il crinale correva il confine: molti giovani perirono uccisi dai nemici, altri - forse la maggior parte - posarono le loro anime a causa di valanghe, stenti, freddo, malattie. Fu la guerra della povera gente contro la povera gente, una guerra assurda,

dove si moriva per difendere uno sperone di roccia. Tra queste montagne nacquero storie importanti, si scrissero pagine struggenti di eroismo. «Vogliamo ricordare tutto questo, lo vogliamo fare rievocando in punta di piedi la storia, rivisitando quel periodo che ha visto gli altipiani essere protagonisti», ripete nella conferenza stampa, mentre presenta il programma il presidente dell'Apt degli Altipiani Marco Raffaelli. Lo storico dell'Apt, Fernando Larcher, ha aperto le manifestazioni, introducendo chi vuol conoscere meglio quegli eventi in un viaggio tra camminamenti, sentieri e fortificazioni. Si sono aperte le porte a dibattiti, incontri, a struggenti ricordi che ancora aleggiano nel cielo sopra le montagne cimbre. Lorenzo Baratter, direttore del Centro Documentazione di Luserna, ha parlato dei rifugiati, delle evacuazioni, di quelle terre dell'impero austro-ungarico che ancora sussurrano qualche frase in dialetto trentino. Mario Bertoldi «Mato», per volere del suo cuore ha posto a Braunau - nell'Austria Superiore, la dove nel 1915 sorgeva una città di legno, il campo profughi della gente trentina - una croce ed un libro per non dimenticare, per essere sempre sull'attenti. «E' un ricordo per chi in quella terra morì, per chi tra il freddo ed patimenti spense il sorriso» dice, mentre ascolta il canto del cuculo. I forti diverranno per un estate il centro di tanti eventi, le loro pietre incominceranno a parlare, e nel sottile scendere della sera s'udirà il pianto di una madre, il grido disperato di un soldato. I vecchi alberi , testimoni del tempo, portano nella loro corteccia quei vocalizzi, e nelle notti di bufera, durante il lungo inverno cimbro, lasciano uscire, scappare, quegli urli e quei pianti di dolore. Forte Gschwent, l'unico di tutta la cerniera austro-ungarica ancora perfettamente intatto, ha messo  in mostra il suo museo che in questi giorni si è impreziosito di strumenti audiovisivi nuovi e moderni. Morena Bertoldi, bibliotecaria ricca di talento, Maria Pace e Christian Prezzi hanno presentato un nuovo libro tratto dai racconti dai campi profughi di tre sacerdoti, don Corradi, don Nicolai,don Floriani: «Sono le storie della nostra gente, sono storie che fanno riflettere, che ci avvicinano ad un mondo dimenticato. Scopriamo la fede come sigillo basilare per tirare avanti, e poi c'è la sofferenza, tanta sofferenza nella dignità montanara», ricorda l'insegnante Maria Pace. Sarà un estate anche di riflessione, come è giusto che sia quando si riflette sulla storia, quando si riaccendono i legami: il tempo non conta, è un tempo ben speso, che torna

 

 

 

 

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